La calvizie, oltre a danneggiare il soggetto da un punto di vista estetico, può causare seri problemi anche a livello psicologico. Biologicamente, infatti, l’utilità dei capelli è pressoché inesistente, non dovendo più assolvere alla duplice funzione di difesa e termoregolazione. Tuttavia, il valore simbolico da essi veicolato nel tempo è rimasto, rafforzandosi ulteriormente.
I capelli hanno sempre rappresentato, inconsciamente, uno strumento di differenziazione sessuale. In entrambi i casi infatti, l’alopecia è vissuta come una sorta di regressione infantile, condizione che nella quale ruoli e potere non sono ancora chiaramente distinti. Pertanto, essa è spesso considerata da uomini e donne rispettivamente come una perdita di virilità o di femminilità.
Ai capelli sono stati attributi molteplici valori sociali e culturali, a seconda del momento storico e della popolazione di riferimento. Nella storia come nella mitologia, hanno sempre rappresentato virilità/fertilità e sono stati considerati simbolo di forza ed energia, rivestendo un’importanza rilevante quanto complessa. Durante riti di iniziazione, ad esempio, dovevano rimanere coperti fino al superamento della prova: una volta scoperta, infatti, la chioma diveniva simbolo dell’avvenuta maturazione. Parimenti, lo scalpo del nemico era segno di estremo coraggio. Per le donne, essere rasate significava invece indice di grave onta e disonore.
In moltissimi casi, i soggetti affetti di alopecia si rivelano psicologicamente fragili, se non in preda ad un profondo sconforto. Per questi motivi, oltre all’evidente e sgradevole aspetto estetico che essa comporta, chi soffre di questa patologia non deve cadere in forme depressive di rassegnazione, perché una soluzione a questo tipo di problema esiste. A seconda dei casi e dei gradi di alopecia, vi sono una serie di trattamenti specifici ed efficaci, finalizzati al recupero di un gradevole aspetto esteriore e, di conseguenza, di un più sereno equilibrio interore.