Nella maggioranza dei casi l’aborto spontaneo si verifica nel corso del 1° trimestre di gravidanza: è un fenomeno che colpisce circa il 15-20% delle donne in gravidanza.
Il più delle volte la causa non è riconoscibile: quelle più frequenti sono genetiche e cromosomiche, immunologiche e materne generali (patologie renali croniche, diabete, ipertensione arteriosa, patologie autoimmunitarie). Può essere determinato anche dalla presenza di anomalie uterine (fibromi uterini, beanza cervicale, etc.), specie se l’aborto si verifica nel 2° trimestre. Il rischio cresce con l’ aumentare dell’età.
Possono essere identificare le seguenti situazioni cliniche.
Minaccia d’ aborto: i sintomi sono prevalentemente dolore e/o perdite di sangue. Allo stesso tempo, però, vi sono segni che indicano che la gravidanza è tuttora in corso: l’ecografia permette di visualizzare l’embrione con il battito cardiaco presente. La terapia principale è rappresentata dal riposo, talvolta associato all’assunzione di farmaci antispastici per ridurre la contrattilità uterina. In alcuni casi può è indicata una terapia ormonale a base di progesterone, sostanza che ha favorisce il rilassamento della muscolatura uterina.
Aborto spontaneo completo: si verifica spontaneamente l’espulsione totale dell’embrione e della placenta. Può verificarsi prevalentemente nelle prime 5-7 settimane, attraverso un episodio di emorragia con sensazioni di dolore al basso ventre o nella zona lombo-sacrale. In assenza di un precedente accertamento della gravidanza, l’episodio abortivo potrebbe essere interpretato erroneamente come un ritardo mestruale od un’irregolarità del ciclo.
Aborto spontaneo incompleto: rappresenta la situazione clinica più frequente. Il materiale abortivo viene espulso solo parzialmente, di conseguenza l’ecografia mostra persistenza nell’utero di residui di materiale abortivo. Si verificano perdite di sangue talora associata a sensazioni di dolore, dovuto alla contrazione dell’ utero che cerca di espellere spontaneamente il materiale abortivo. Lo svuotamento dell’utero attraverso isterosuzione o revisione della cavità uterina (raschiamento) pone termine sia al sanguinamento che al dolore.
Aborto in atto: si osserva il verificarsi dell’aborto in occasione del controllo medico. Si assiste ad una perdita ematica discretamente abbondante, accompagnata da dolore al basso ventre o a livello lombosacrale. In occasione della visita medica è possibile assistere all’ espulsione, insieme al sangue, di materiale abortivo.
Aborto interno (o aborto ritenuto): spesso non è associata a sintomi chiari, talvolta l’unico segnale è la scomparsa dei comuni sintomi della gravidanza (nausea, tensione del seno, etc.). Dopo un certo periodo di tempo dalla morte dell’embrione compaiono perdite di sangue e dolore. dovuti al tentativo dell’ utero di espellere il materiale abortivo. Il più delle volte la diagnosi viene fatta casualmente, in occasione di un controllo ecografico: si documenta l’esistenza in utero di una gravidanza, ma in assenza dei segni di vita del feto (battito cardiaco e movimenti fetali).
Aborto spontaneo ricorrente (o aborto abituale): quando una donna va incontro a 2 o più aborti consecutivi. In questi casi non è più possibile considerare l’aborto come un evento casuale.