Clamidia

Clamidia

L’agente patogeno umano delle infezioni da clamidia è il Clamidia Trachomatis.
Le clamidie sono parassiti intracellulari obbligati (simili ai virus): necessitano di cellule vitali per la loro moltiplicazione e sopravvivenza.

Possono provocare diverse condizioni cliniche, variabili in base all’età ed al sesso dell’individuo. La diagnosi avviene attraverso uno studio citologico dei campioni clinici.
Negli uomini l’infezione può determinare uretrite ed epididimite.
La sintomatologia è caratterizzata da disuria, minzione frequente o essudazione purulenta.

La terapia consiste nella somministrazione 250-500 mg di tetraciclina 4 volte al giorno, per una durata complessiva di 7 giorni. In caso di cointroindicazioni a tale farmaco: 500 mg di eritrocina 4 volte al giorno per 14 giorni.

Nelle donne può provocare cervicite, bartolinite, salpingite, annessite, sindrome uretrale acuta ed endometrite puerperale e sindrome di Fitz-Hugh-Curtis.

Quest’ultima è un’infiammazione fibrosa localizzata alla superficie anteriore del fegato e del peritone parietale adiacente, associata alla Salpingite acuta.
Il tratto genitale femminile più colpito da clamidie è la cervice.

In entrambi i sessi l’infezione può causare: tracoma endemico, congiuntivite da inclusi e proctite.

Nei neonati: congiuntivite, polmonite, otite, morte intrauterina.
Il neonato partorito per via vaginale da una donna affetta da una infezione da clamidia alla cervice ha il 60%-70% delle possibilità di contrarre l’infezione durante il passaggio nel canale di parto. Circa il 25%-50% di essi, durante prime 2 settimane di vita, svilupperà una semplicemente unacongiuntivite, mentre il 10%-20% sarà colpito da una polmonite entro i primi 3-4 mesi.

 
 
 

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