In Italia l’interruzione di gravidanza (aborto volontario) è consentito solo durante i primi 90 giorni di gestazione che, in termini ecografici, corrispondono a 12 settimane e 6 giorni.
Oltre tale periodo è consentito solo in caso di grave rischio per la salute materna. In caso di gravi malformazioni fetali, è possibile esclusivamente presentando un certificato psichiatrico che attesti il rischio per la salute mentale della madre.
Il medico è tenuto per legge ad esaminare con la paziente le altre possibili alternative; al termine della visita è previsto che egli la inviti a un periodo di riflessione non inferiore a 7 giorni e che le rilasci un certificato che attesti l’avvenuto colloquio. Se la donna è minorenne deve essere accompagnata dai genitori, i quali dovranno firmare insieme alla figlia il certificato previsto.
Qualora il minore non potesse/volesse avere vicino i genitori, dovrà rivolgersi presso un consultorio: dopo un colloquio con l’assistente sociale o con lo psicologo, le verrà rilasciato un certificato da consegnare al giudice tutelare dei minori, ai fini di ottenere l’autorizzazione. L’interruzione volontaria della gravidanza è regolamentata dalla Legge 194/1978.
Metodo chirurgico per aspirazione
L’intervento viene eseguito in ospedale (o studio medico) e dura circa 20 minuti. A volte, il giorno precedente o poco prima dell’intervento, il medico somministra un farmaco (prostaglandina) che rilassa il collo dell’utero, agevolando l’operazione. L’intervento avviene attraverso anestesia (totale o locale). Il collo dell’utero viene dilatato, con appositi strumenti metallici, fino a un diametro di 6-12 mm: viene inserita una canula sottile che rimuove i tessuti embrionali dalla cavità uterina. Il rientro a domicilio avviene dopo 2-8 ore, oppure il giorno seguente. Trascorse 2 settimane dall’intervento, è consigliata una visita di controllo.
Possibili complicazioni: traumi o ferite al collo dell’utero e/o alla parete uterina; infezioni; forti perdite di sangue; eliminazione incompleta dei tessuti embrionali (con conseguente necessità di una seconda aspirazione; trombosi.
Metodo farmacologico (Mifegyne con prostaglandina)
In Svizzera il metodo farmacologico può essere prescritto entro la 7a settimana a partire dal 1°giorno dall’ultima mestruazione. L’interruzione viene eseguita in ambulatorio (o studio medico) attraverso la somministrazione di 2 farmaci: mifegyne (meglio conosciuta come RU 486) e prostaglandina. Il primo blocca gli effetti del progesterone, interrompendo lo sviluppo della gravidanza; il secondo induce contrazioni uterine, provocando l’espulsione dei tessuti embrionali. In presenza di personale medico, la donna assume 3 compresse di mifegyne. Due giorni dopo deve recarsi nuovamente dal medico ed assumere 2 compresse di prostaglandina. Trascorse 2 settimane dall’intervento, è consigliata una visita di controllo.
Possibili complicazioni: forti perdite di sangue o espulsione incompleta (con conseguente necessità di aspirazione per eliminare i tessuti embrionali rimasti); insuccesso del metodo e continuazione della gravidanza (necessità dell’intervento chirurgico).