Sifilide

Sifilide

La sifilide è causata da un agente patogeno spirocheta (batteria spiraliforme), il Trepomena Pallidum. La resistenza di questo batterio, al di fuori dell’ospite umano, è molto precaria: è sensibile all’essiccazione, alle temperature più alte di quella corporea ed ai comuni antisettici. Per sopravvivere necessita di un ambiente umido: si sviluppa preferibilmente in bocca e nella regione genitale-anale.

La trasmissione avviene per via sessuale: l’agente patogeno penetra nell’organismo attraverso lesioni epiteliali anche molto piccole. Normalmente il periodo di incubazione varia dai 10 ai 90 giorni. Entro circa 6 settimane dall’avvenuto contagio, si sviluppa la malattia nella sua forma primaria: inizialmente sono colpite la cute le mucose, in seguito tutti gli altri organi.

La lesione della sifilide primaria consiste in un’ulcera genitale dura ed indolore, con o senza rigonfiamento dei linfonodi regionali. Può anche comparire a livello dell’epitelio rettale, cervicale o vaginale, del capezzolo o a livello della mucosa.

La forma secondaria si manifesta dalle 6 settimane ai 5 mesi dopo l’inoculazione primaria, attraverso: malessere, febbre, perdita di capelli, eruzione cutanea papulomaculosa, condilomi piani, macchie della mucosa e linfoadenopatia generalizzata. Può provocare anche: epatite, sindrome nefritica, meningite, periostite delle ossa lunghe ed irido ciclite. Le lesioni cutanee della sifilide secondaria variano molto a seconda dei casi: le più comuni consistono in macchie rossastre sul palmo delle mani o sulla pianta dei piedi, che consentono anche di distinguere tale malattia da morfologicamente simili. Altre possibili lesioni possono consistere in papule eritematose rilevate che spesso presentano una sottile squama: assomigliano molto alle comuni lesioni dermatologiche, con l’unica differenza della assenza totale di prurito, indice appunto di sifilide secondaria.

Con la forma terziaria, che inizia 3-5 anni dopo l’infezione, il pazienta subentra in una fase latente, la cui diagnosi può essere effettuata esclusivamente attraverso un test sierologico. Tale stadio è caratterizzato da numerose effluorescenze polimorfe tendenti all’ulcerazione.

La sifilide quaternaria (o neuro sifilide) compare in media 8-12 anni dopo l’infezione (ma in alcuni casi anche dopo 20 anni). Si manifesta attraverso un’iniziale irritazione delle meningi, seguita da: meningite sifilitica, vasculopatie cerebrali, deficit neurocerebrali (cecità, sordità e paresi), alterazioni al livello del midollo spinale e degenerazione della materia grigia del cervello.

La cosiddetta sifilide congenita si acquisisce durante la vita intrauterina: viene trasmessa al feto dalla madre affetta. Prima della 16ª settimana, le donne in gravidanza con test VDRL positivo e prova clinica (o anamnestica) di sifilide non trattata dovrebbero essere immediatamente sottoposte a terapia.

La diagnosi della sifilide primaria e secondaria si esegue mediante la microscopia in campo oscuro: viene prelevato del materiale dalle lesioni umide o dai linfonodi. L’unica terapia è la penicillina.

Negli altri casi la diagnosi è sierologia e prevede i seguenti esami: T.P.H.A.-Test, V.D.R.L.-Test, F.T.A.-A.B.S-Test e T.P.I.-Test.

 
 
 

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