Fumo passivo

Fumo passivo

fumatori non recano seri danni esclusivamente alla propria persona, ma espongono a tali rischi anche tutti i coloro che vivono a loro contatto: figli, parenti, amici.

Fino a poco tempo fa, anche in molti luoghi di lavoro i non fumatori erano costretti a subire tale condizione. Con la legge n° 3/03, finalmente, il divieto di fumo è stato esteso “non solo nei luoghi di lavoro pubblici, ma anche in tutti quelli privati, che siano aperti al pubblico o ad utenti”.
Si possono distinguere due tipi di fumo: quello attivo (o centrale), prodotto dall’aspirazione ed in gran parte inalato dal fumatore stesso, e quello passivo (o laterale), composto da un lato dalla lenta combustione della sigaretta e, dall’altro, da quello direttamente espirato dal fumatore.
Anche se il fumo passivo è diluito dall’aria presente nell’ambiente, è stato dimostrato che esso contiene un maggior numero di sostanze ossidanti e cancerogene. Inoltre, i rischi di tumori polmonari di chi vive in un ambiente saturo di fumo crescono quasi del 40% rispetto alle stesso possibilità di ammalarsi di un fumatore attivo.

Respirare fumo passivo può causare congiuntiviti, disturbi alle mucose del naso, della faringe e delle vie respiratorie; aumenta il rischio di malattie coronarie e di attacchi cardiaci del 20% ; causa spesso otiti e rinofaringiti. E’ stato addirittura stimato che, tra le persone che vivono a stretto contatto con un fumatore, una su mille muore a causa di tumori polmonari.

E’ quindi buona norma, per chi non ha ancora smesso, rispettare tutti divieti di fumo evitando, se possibile, di farlo in presenza di altre persone (specialmente se bambini o donne in gravidanza). Smettere di fumare, infatti, non rappresenta un vantaggio solo per la propria salute, ma anche per quella degli altri.

 
 
 

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